Sportale fa il punto sulla Vela. Approfondiamo la conoscenza di questa disciplina sportiva, promossa e gestita in Puglia dal Comitato Ottava Zona della Federazione Italiana Vela, che conta all'incirca 50 circoli affiliati lungo la costa pugliese, dove scoprire e praticare questo sport.
Lo facciamo con Mario Cucciolla, segretario di zona del Comitato Ottava Zona FIV: una passione coltivata, sin da ragazzo, per la vela e una grande esperienza tecnica maturata in 16 anni, ricoprendo diversi ruoli all'interno del Comitato Regionale della Federazione Vela, da vice-presidente, giudice federale a responsabile della formazione.
Redazione Sportale: Buongiorno Mario, come è iniziato il tuo rapporto con la vela?
La mia passione per la vela è nata molti anni fa. Avevo poco più di vent’anni e fu tutto casuale: un amico mi invitò a salire su una barca a vela di proprietà dell’ingegner Antonio La Tegola, padre dell’attuale Presidente del Comitato di zona, Alberto La Tegola. La barca era ormeggiata a Porto Cesareo. Da quel momento, non sono più sceso dalla barca.
Era una barca d'altura (barca d'altura o navigazione d'altura si riferisce alla navigazione in mare aperto, lontano dalla costa, oltre le acque costiere) intorno ai 30 piedi, che a me all’epoca sembrava immensa. Con quella barca iniziammo a fare delle uscite e pian piano a partecipare alle regate che si organizzavano in Puglia. È così che è cominciato tutto.
Verso gli anni ’80, avendo già esperienza nella vela e nei campi di regata, ho iniziato a praticare Windsurf a livello agonistico, arrivando anche a partecipare ai campionati europei. Dopo dieci anni, sono tornato all’altura su diverse barche, stavolta nel ruolo di timoniere. Da allora non ho più smesso.
Redazione Sportale: A chi consiglieresti la pratica di questo sport?
Prima di tutto ai giovanissimi. Perché sono convinto del fatto che lo sport della vela sia fortemente educativo. lo consiglierei ai genitori per orientare bambini e ragazzi verso uno sport che ha molto a che fare con la natura. Credo che la vela sia molto formativa: si impara a rispettare il mare, a capirne le regole, ad affrontare anche delle situazioni che possono sembrare impegnative se non pericolose, sempre, naturalmente, sotto il controllo degli istruttori. Si impara a lavorare individualmente ma soprattutto in squadra. Nei circoli i ragazzini cominciano a sette otto anni e imparano a collaborare, a spalleggiarsi ma anche a competere tra di loro, lo spirito di squadra, però, è estremamente forte.
Redazione Sportale: Perché scegliere la vela rispetto ad altri sport?
Sono convinto che tutti gli sport facciano bene ai giovani. Ma, come accade anche nell’alpinismo o nello sci — sport che, secondo me, hanno molto in comune — il rapporto con la natura e con i suoi elementi è fortissimo. E questo, alla lunga, forma il carattere.
Andare per mare con tanto vento, magari scuffiare, finire in acqua e dover risalire velocemente a bordo per svuotare la barca e continuare a regatare, perché si vuole arrivare primi… è qualcosa di estremamente formativo. Quante volte ho visto ragazzini di sette o otto anni, con l’Optimist pieno d’acqua, che cercavano di svuotarlo con le sassole mentre piangevano — ma non si fermavano. Reagivano.
Ecco, questo è un aspetto fondamentale: la vela ti mette alla prova, ti insegna a non arrenderti, a gestire le difficoltà con determinazione. È un modo per crescere con un carattere più forte, più consapevole e più autonomo.
Redazione Sportale: Cosa diresti a chi non l'ha mai provato?
Venite in barca. Provate a sentire il vento in faccia, il rumore dell’acqua sotto lo scafo. È un’esperienza che cambia il modo in cui guardi il mare!
Redazione Sportale: Quali valori trasmette la vela?
Parlo soprattutto della vela agonistica, ma certi valori valgono anche al di fuori delle regate.
Il primo è sicuramente il fair play: il rispetto delle regole e dell’avversario. Ai ragazzi insegniamo a auto-penalizzarsi quando commettono un’infrazione, ad esempio se toccano una boa che non avrebbero dovuto toccare. In quel caso devono rallentare e compiere uno o due giri con la propria barca, anche senza che un giudice lo segnali. Questo senso di responsabilità personale è estremamente formativo.
Un altro aspetto importante riguarda le proteste tra barche. Se c’è un’infrazione tra concorrenti, i ragazzi imparano a rivolgersi al comitato delle proteste, a presentare una segnalazione e a difendere la propria posizione, raccontando nel dettaglio cosa è successo in mare. Tutto si basa sulle loro dichiarazioni e sulle testimonianze degli altri. È bellissimo vederli discutere con consapevolezza e rispetto, imparando a esprimersi con chiarezza e onestà.
A livello diportistico, invece, il valore più grande è forse il rispetto del mare: la gioia di uscire in barca, di stare a contatto con la natura, di viverla con attenzione e consapevolezza.
Redazione Sportale: Che tipo di mentalità aiuta a sviluppare la vela?
Una mentalità molto concreta. Un agonismo rispettoso delle regole. Lo spirito di squadra. L'essere consci che si può avere bisogno di aiuto e che bisogna dare tutto l'aiuto possibile a chi è in mare con noi. E sono tutti valori estremamente importanti e, purtroppo, spesso carenti nell'educazione dei giovani. Oggi c'è molto individualismo, c'è una difficoltà nei rapporti. Ad esempio, i nostri ragazzini non eccedono nell’uso dello smartphone, non li vedi mai girare con un iPad a giocare, e sono impegnati tra lo studio, la vela e gli allenamenti.
Redazione Sportale: Perché è utile far praticare questo sport anche ai bambini? E che cosa insegna ai più piccoli?
Beh, tanto per cominciare… ad allontanarsi dal grembo materno — ed è una cosa importante. Nelle lezioni di vela i genitori non possono essere presenti, e questo è un passaggio cruciale.
Noi raccomandiamo agli istruttori che abituino i genitori all'idea che i loro figli escano in mare - ovviamente sotto il controllo di un istruttore federale - e che si confrontino con degli elementi che non conoscono bene. Molti bambini, è vero, sanno già nuotare e andare sott’acqua con la maschera, ma spesso non hanno mai condotto un mezzo da soli. Non hanno mai provato il piacere della velocità o di scivolare su un’onda. Queste esperienze creano una consapevolezza immediata delle proprie capacità. Non serve spiegarlo con troppe parole: basta portarli in mare e far loro vivere il vento, l’acqua, il controllo di una barca.
Redazione Sportale: La vela è uno sport adatto a tutte le età?
Assolutamente sì. Io ne sono l’esempio. Ho 74 anni e continuo a praticare la vela con regolarità, d’estate e d’inverno, spesso anche da solo. Se il vento è forte, riduco le vele, ormeggio tranquillamente senza aiuti. Ma non sono certo un caso isolato. Ci sono navigatori ben più esperti di me che hanno compiuto traversate oceaniche anche oltre gli 85, persino 90 anni. Conosco coppie di anziani che passano l’intero anno in navigazione, spostandosi tra Mediterraneo e oceano, non solo sul "nostro lago", come chiamiamo affettuosamente il nostro mare. Sono stato anche in Scandinavia, dove ho visto persone molto avanti con l’età affrontare il mare in condizioni climatiche ben più dure delle nostre. Credo sinceramente che la vela faccia bene, e non solo al fisico. È un’attività che mantiene attivi sia il corpo che la mente.
Redazione Sportale: Quali benefici apporta la vela sia sul piano fisico che sul piano mentale ed emotivo?
Sul piano fisico, i benefici sono tanti. Innanzitutto, c’è il movimento: la vela richiede un’attività costante, fatta di gesti che coinvolgono muscoli e articolazioni. Poi ci sono gli elementi naturali — il sole, il mare, lo iodio, l’aria pulita. Certo, oggi il sole è più aggressivo, quindi bisogna proteggersi bene, ma il contatto con la natura rimane un vero toccasana.
Dal punto di vista mentale ed emotivo, posso dire che per me la vela è una forma di equilibrio profondo. Da anni sono segretario della Federazione — sono ormai al quarto mandato — e posso assicurare che, nonostante gli impegni, appena lascio gli ormeggi, qualcosa cambia. La mente si libera. Si svuota dai pensieri superflui e si concentra su ciò che conta in quel momento: l’intensità e la direzione del vento, la regolazione delle vele, le condizioni del mare. Tutto questo tiene il cervello attivo, vigile, allenato.
La vela non permette pause mentali: sei sempre presente, concentrato. Non esiste "sonno psichico" quando sei in barca. Resti in uno stato di attenzione fino a quando non rientri, fino a quando non hai di nuovo ormeggiato. Ed è proprio questo che la rende, secondo me, una disciplina completa, benefica e rigenerante.
Redazione Sportale: Se una persona volesse iniziare oggi, a chi dovrebbe rivolgersi?
Dovrebbe rivolgersi ai circoli affiliati alla Federazione Italiana Vela. Perché i corsi di vela per le diverse età sono oggetto di studio approfondito, seguono linee guida molto precise, sviluppate con grande attenzione dalla FIV e a livello mondiale da World Sailing. I manuali per gli istruttori sono molto approfonditi sotto il profilo pedagogico, didattico e formativo. Insomma, non si tratta solo di imparare ad andare in barca, ma di farlo nel modo giusto, con istruttori preparati e qualificati.
Gli istruttori federali, infatti, sono suddivisi per livelli: si parte dal primo livello, dedicato alla scuola vela, fino ad arrivare al quinto, che è quello dell’istruttore olimpico. Parliamo davvero di un’eccellenza a livello mondiale. Ma già i primi livelli sono assolutamente adeguati a introdurre chiunque a questo sport, anche da zero.
Se però non si ha accesso immediato a un circolo o a un corso, esiste un'altra strada molto valida, che è quella dell’esperienza diretta: conoscere qualcuno che possiede una barca e proporsi per imparare. È così che ho iniziato anch’io: ero un principiante assoluto, amavo il mare, facevo molto sport, ma non avevo mai messo piede su una barca a vela. Poi, un po’ alla volta, ho imparato. A stare in barca, a collaborare, a condividere. Ed è stata un’esperienza bellissima.
Un consiglio utile, per i principianti, è quello di recarsi nei circoli velici e chiedere informazioni su come entrare in contatto con armatori che cercano equipaggio. Succede spesso: molti armatori hanno bisogno di persone con cui uscire in barca e, di solito, i nuovi arrivati sono accolti con entusiasmo. Da lì, tutto può iniziare.
Redazione Sportale: La vela è uno sport accessibile a tutti, anche dal punto di vista economico?
Assolutamente sì, è uno sport molto più accessibile di quanto si pensi. Faccio un esempio concreto: a Bari, da diversi anni ormai, il Comune organizza corsi di vela gratuiti dedicati ai più piccoli, che possono iniziare a praticare senza spendere nulla. Ma anche al di fuori di queste iniziative, un corso di vela base non comporta costi proibitivi.
Per quanto riguarda l’abbigliamento, nella bella stagione servono solo vestiti comodi ed un giubbino salvagente e si è pronti per uscire in mare. In inverno, servono degli stivali di gomma e una cerata, cioè un abbigliamento impermeabile e caldo. Ma anche questi capi si trovano facilmente a prezzi accessibili, soprattutto nella grande distribuzione.
Poi, certo, se la passione cresce può nascere il desiderio di cimentarsi con una propria barca. Ed è una cosa bellissima, perché la si cura come se fosse la cosa più importante della propria vita. Oggi non è necessario acquistare una barca nuova: ci sono tantissime barche usate in vendita a prezzi bassissimi. Inoltre chi non se la sente più di andare per mare, spesso preferisce cederla a chi potrà usarla. Questo permette anche a chi ha risorse limitate di vivere il mare in autonomia, senza dover per forza contare su un equipaggio o investire grosse cifre.
A livello agonistico invece, soprattutto con le derive, i costi salgono: si tratta però di barche competitive, che mantengono il proprio valore nel tempo. Infatti, durano molto più a lungo di auto, bici o moto, perché lo stress meccanico che subiscono è inferiore. E se l’investimento iniziale spaventa, si può sempre comprare in società con gli amici. Si dividono le spese di acquisto e gestione, e si vive l’esperienza insieme.
Redazione Sportale: Hai un ricordo, un'esperienza o un momento che ti ha particolarmente segnato sia in positivo che in negativo?
Tutte le crociere che ho fatto nella mia vita: occasioni per scoprire nuove terre, nuovi mari, nuovi orizzonti. È il piacere del viaggio in sé, quel viaggiare che solo la barca a vela sa regalare. Certo, c’è anche il gusto di entrare in un porto e riposarsi, oppure di buttare l’ancora in una rada solitaria, lontano da tutto.
Poi ci sono anche i momenti impegnativi in cui ti trovi ad affrontare un mare meno clemente. Quelli che ti mettono alla prova. Ricordo in particolare una notte, in regata, al largo delle Tremiti: ci siamo trovati con 65 nodi di vento, cioè più di 120 chilometri all’ora, di notte. Un’esperienza intensa, che non si dimentica. Per fortuna eravamo in equipaggio, e questo fa la differenza.
Sono esperienze che ti segnano perché ti costringono a confrontarti con i tuoi limiti. Io ho un profondo rispetto per il mare, e credo sia giusto anche averne paura. È una paura sana, che ti tiene vigile. Perché anche se hai esperienza, professionalità, coraggio… non sempre bastano. La vera bravura, spesso, sta nel sapere quando non uscire, nel leggere bene le previsioni, nel rinunciare. C’è un vecchio detto che dice: "Il miglior marinaio, nei giorni di tempesta, sta al bar del porto." Ed è vero: nessuno deve fare l’eroe, anche per non mettere in pericolo gli altri.
Ma ecco, in quella notte di tempesta non dimentico solo il vento o la fatica. Ricordo soprattutto la serenità con cui abbiamo affrontato tutto, il senso di responsabilità, la fiducia che ho cercato di trasmettere all’equipaggio.
Redazione Sportale: Che messaggio vuoi lasciare a chi legge e non conosce ancora questo mondo della vela?
Il messaggio è: provate, e fate provare ai vostri figli, l’ebbrezza di questo sport. Perché, soprattutto noi baresi, abbiamo un rapporto col mare abbastanza contradditorio. La città, soltanto da poco, si è veramente avvicinata al mare e sta lavorando in questa direzione. Invece credo che si possa scoprire qualche cosa di inestimabile: come si può abbandonare la vita di terra convulsa, piena di preoccupazioni, di problemi, di affanni che ci spesso ci sconvolgono ed entrare in un in un ambiente, in un'atmosfera desiderabili e auspicabili per tutti. Quindi, provate. Provate ad andare per mare, provate a usare una barca a vela con qualcuno che vi faccia salire a bordo e cercate di approfittare di questi momenti di bellissima emozione.
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